I LUOGHI DELLA CULTURA

LE VICENDE STORICHE

BLERA |  NORCHIA |  TUSCANIA

Norchia

Come molte altre città etrusche Norchia fu costruita su un pianoro tufaceo stretto dai torrenti Pile, Acqualta e Biedano.

 

Il margine meridionale del pianoro, che non era isolato dalle alture vicine, fu protetto attorno al IV secolo da un largo fossato e da una muraglia a blocchi di tufo squadrati. L'accesso alla città avveniva attraverso un passaggio rotabile, che tagliava perpendicolarmente fossato e muraglia.

 

La fioritura di Norchia avvenne a partire dal IV secolo quando vennero costruite le varie necropoli, disposte sulle pareti dei molti strapiombi che circondavano la città, con tombe scavate nella roccia tufacea. Le tombe più imponenti erano del tipo a semi-dado, con falso edificio intagliato nel bancone tufaceo, sulla cui fronte, al di sotto di un fregio, era presente una falsa porta architravata, sotto questa vi era talora un piccolo porticato, sorretto da colonne, che copriva della banchine ed un ulteriore porta architravata; ai lati si aprivano una o due gradinate che dal piano del portico portavano sino alla soprastante terrazza.

 

Norchia mostra chiari segni di influenza greca, testimoniati dalla tombe rupestri costruite dal IV al II secolo, lungo il torrente Acqualta, di accentuata monumentalità con la fronte scolpita, secondo i canoni dei templi dorici, ad imitazione dei quali vi erano decorazioni scolpite con figure umane e di animali, originariamente stuccate e dipinte.

 

Con la caduta dell'impero romano iniziò il rapido declino di Norchia, fino a quando il pontefice Adriano IV, l'unico britannico ad essere diventato papa, nel XII secolo, vi fece costruire il castello e la chiesa di San Pietro, di cui restano gli imponente ruderi. Ma nel 1435 una nuova guerra portò alla sua distruzione e Norchia fu definitivamente abbandonata, sostituita dalla vicina Vetralla che in posizione dominante, facilmente difendibile, è stata occupata con continuità a partire dall'Alto Medioevo.

 

Il territorio fu a lungo conteso tra i Papi e i signori di Viterbo, peraltro fu assegnato nei secoli a varie famiglie nobiliari legate al papato: gli Orsini, i prefetti di Vico e successivamete a vari cardinali.